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Leadership

Leadership Trasformazionale: l'importanza del purpose

Leadership Trasformazionale: l'importanza del purpose
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“Colui che conosce il proprio obiettivo si sente forte; questa forza lo rende sereno; questa serenità assicura la pace interiore; solo la pace interiore consente la riflessione profonda; la riflessione profonda è il punto di partenza di ogni successo.” Lao Tse

Gli individui sono sempre di più alla ricerca di un senso nella propria vita e, dal momento che l’impegno dedicato al lavoro è importante in termini di tempo e di effort, anche il luogo di lavoro può e deve diventare una fonte di significato. Un lavoro significativo offre ai propri collaboratori l’opportunità di fare la differenza.

Il purpose di un’organizzazione, infatti, è la leva che motiva le persone a cooperare attivamente per realizzarlo. Quanto più gli obiettivi strategici sono chiari, tanto più è facile comunicarli, aiutare le persone a vederli e ad assumersi la responsabilità di contribuire ad attuarli. Al tempo stesso, fornisce la motivazione a esplorare strumenti inediti, utili a maneggiare la complessità del mercato e dei cambiamenti. 

Questo sposta l’attenzione dal cosa e come, al perché, mettendo in connessione ogni azione con un motivo fondante. Guidati da uno scopo condiviso, ogni direzione diventa percorribile, con rinnovata energia e capacità di partecipazione degli individui e dell’organizzazione nel suo complesso. 

Leadership trasformazionale: disegnare il futuro

Le persone sono motivate ad agire da un significato, da un obiettivo o, più in grande, da una visione delle cose, che guida i comportamenti dopo aver ispirato dei valori. La sfida di leadership è, quindi, connettere le persone con uno scopo: quello del singolo, quello del team, quello più ampio dell'organizzazione stessa. Nei momenti di cambiamento, questa connessione offre una motivazione profonda nell’accettare un panorama emergente, nell’identificare delle opportunità, nel modificare i propri comportamenti e conoscenze per essere in grado di coglierle. 

Esercitare una leadership in tal senso è uno degli strumenti principali per facilitare i processi di cambiamento.

Per affrontare con serietà il rapporto tra leadership, forza del purpose e capacità evolutiva delle nostre organizzazioni in contesti complessi, dobbiamo confrontarci con il significato di una leadership, che punta al coinvolgimento di collaboratori e leader, facendo perno sulla capacità di veicolare e alimentare ideali e valori, costruendo un framework solido in cui muoversi.

Allineare scopo e azioni

Cosa facilita la conciliazione tra purpose, obiettivi aziendali e personali?

La leadership trasformazionale emerge come uno dei paradigmi più adatti ad allineare le prestazioni individuali con la mission organizzativa ed è intesa come un’azione di influenza in grado di comunicare una visione che sa ispirare e motivare i collaboratori verso il raggiungimento di obiettivi condivisi; supporta azioni e comportamenti che integrano persone, prassi, vision, in una prospettiva che supera le difficoltà proprie di momenti extra-ordinari, per puntare alla ricerca collettiva di innovazione.

Come dichiara il nome stesso, la leadership trasformazionale si attua grazie a leader capaci di incoraggiare, ispirare e motivare i propri collaboratori, in un processo di innovazione e cambiamento che trascende  l’interesse personale, ma invece è orientato a ottenere il meglio per il team e per l’organizzazione stessa. (Leggi anche "Tempo di crisi tempo di team: come creare squadre performanti").

Un bravo leader, indipendentemente dal suo ruolo ‘formale’ nell’organizzazione, indica lo scopo e allinea le azioni rispetto a esso, in modo trasparente e chiaro. Non è necessario invocare l’autorità, per questi leader, è sufficiente invocare lo scopo organizzativo per guidare la propria e l’altrui azione: intorno al purpose crea il tessuto collaborativo e relazionale in grado di abilitare nuove competenze.

Leadership trasformazionale in atto

Per chi si chiede come sia possibile intraprendere questo percorso di leadership trasformazionale, a prescindere dalle circostanze specifiche, la risposta viene dalla saggezza antica: è una questione di pratica, di iniziare. In breve, la leadership si esprime, si attua e si migliora, più che detenerla come un possedimento. (Per un approfondimento leggi l'articolo: "Leadership: l'inevitabile opzione dell'autenticità") 

Contano le azioni più che le caratteristiche individuali di un leader: la teoria del “grande uomo” (Haslam, Reicher e Platow), che considera il leader un essere umano con caratteristiche innate che gli consentono di guidare il gruppo, assegnandoli un ruolo salvifico e carismatico, e la Teoria dei tratti (Weber), che analizza il dono del carisma che diviene qualità solo se riconosciuto dai membri della comunità, sono superate dall’idea di una leadership condivisache attiva il coinvolgimento emozionale dei collaboratori per facilitare i processi di cambiamento, per co-creare una trasformazione. Si tratta di una visione dialogica della leadership, impegnata in uno scambio continuo tra leader e collaboratore. 

La leadership buona ed efficace

Nella visione in cui il leader è visto come una persona sola al comando, qualcuno che indichi la direzione agli altri, li influenzi e li motivi, i collaboratori non sono considerati responsabili per la vita organizzativa, piuttosto sono considerati dei “follower”. Ma in questo approccio, non vi è traccia alcuna di intelligenza collettiva, autonomia, networking relazionali, decentramento, elementi che, in vario grado, sono presenti nelle organizzazioni, anche se in modo non formalizzato.

E se il leader fosse colui che favorisce la creazione di contesti migliori, pur senza controllarli, contesti caratterizzati da responsabilità e autonomia delle persone e da un diffuso allineamento verso uno scopo comune? Allora sarebbe fondamentale pensare alle modalità con cui i leader si rapportano ai collaboratori rispetto alle situazioni da affrontare. 

L’aspetto umano esclude la possibilità di una formula universalmente valida in grado di spiegare come deve essere esercitata la leadership, ancor di più in un mondo complesso, tuttavia, l’esercizio della stessa è in grado di attivare una serie di comportamenti positivi e utili:

  • crea una consapevolezza sistemica che comprende le logiche dell’interdipendenza e della connessione (contestualizzazione);
  • ibrida saperi e conoscenze;
  • favorisce responsività;
  • moltiplica i punti di osservazione, di contatto e le esplorazioni;
  • ricorda, con testa e cuore, che quando si è arrivati all’apice, la partita smette di essere personale e diventa collettiva.

Per governare sistemi complessi è necessario agire insieme. Escludendo l’ipotesi di una armonia totale, poiché i collaboratori sono persone libere di pensare e di agire, è necessario: 

  • non obbligare a seguire pedissequamente la direzione indicata dal leader;
  • accettare errori e problemi, come elementi naturali del percorso, da cui poter apprendere qualcosa di nuovo.

Quando la leadership è efficace si mobilitano con successo i seguaci rispetto al raggiungimento di un obiettivo; quando la leadership è buona, si esprime attraverso obiettivi lodevoli dal punto di vista valoriale, morale e sociale.

Per affrontare trasformazioni e cambiamenti, bisognerà imparare a coniugare entrambe.